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25 novembre: Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Ciao a tutti ragazzi e ragazze,


come avete letto dal titolo, oggi, in ricorrenza della giornata sulla violenza contro le donne, toccheremo un aspetto molto fondamentale: la difesa personale.


Prima di parlare di ciò però, volevo spiegarvi il perché si celebra questa importante giornata.


Il 25 novembre del 1960 tre sorelle furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente.


All’opinione pubblica fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal — questi i loro nomi — erano, infatti, conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi.


Le tre sorelle sono passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne.


Il 3 agosto 1960, in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica e alle accuse di «violazione dei diritti umani» formulate dall’Organizzazione degli Stati Americani contro il regime, il presidente Héctor Bienvenido rassegnò le dimissioni a favore del vicepresidente Joaquín Balaguer, mentre Trujillo venne assassinato il 30 maggio 1961.


Uno dei simboli più usati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sono le scarpe rosse, «abbandonate» in tante piazze. Un simbolo ideato nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas. L’installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez. Con la sua arte Chauvet porta avanti anche una battaglia personale: ricordare, ogni giorno, sua sorella minore, uccisa dal compagno quando aveva 22 anni.


Il 25 novembre è una giornata fondamentale, una battaglia per noi donne, da portare avanti.


La violenza contro le donne rappresenta un importante problema di sanità pubblica, oltre che una violazione dei diritti umani. La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.

Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3. In Italia, i dati ISTAT mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi dal partner.


Secondo il Rapporto ISTAT 2019 sulle donne vittime di omicidi, l’88,3% delle 111 donne uccise nel 2019 conosceva il proprio killer. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, corrispondente a 55 donne, l’11,7%, dal partner precedente, pari a 13 donne, nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.) (5 donne).


Nel mese di marzo 2019 la Polizia di Stato ha registrato, in media, ogni 15 minuti una vittima di violenza di genere di sesso femminile. Maltrattamenti, stalking, abusi sessuali, fino alla forma più estrema di violenza: il femminicidio, commesso nella maggior parte dei casi in ambito familiare.


Le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono 16.140 per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza nell’arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite).


Se siete in pericolo e non sapete come fare, sono diversi i modi che vi possono aiutare a sfuggire da questo incubo. Uno potrebbe essere il segnale di aiuto, o il segnale di aiuto della violenza domestica che è un gesto con una mano sola che può essere utilizzato da una persona per avvisare gli altri che si sentono minacciati e hanno bisogno di aiuto durante una videochiamata o di persona.



Credit photo: GenGle

È stato originariamente creato come strumento per combattere l'aumento dei casi di violenza domestica in tutto il mondo a seguito delle misure di auto isolamento legate alla pandemia COVID 19.


Il segnale viene eseguito tenendo la mano in alto con il pollice piegato nel palmo, quindi piegando le altre dita verso il basso, intrappolando simbolicamente il pollice tra le dita.


È stato intenzionalmente progettato come un unico movimento continuo della mano, piuttosto che un segno tenuto in una posizione, che potrebbe essere facilmente visibile.


Il segnale di aiuto è stato introdotto per la prima volta in Canada dalla Canadian Women's Foundation il 14 aprile 2020 e il 28 aprile 2020 negli Stati Uniti dalla Women's Funding Network (WFN).


Un altro aiutato potrebbe essere essere il numero di pubblica utilità 1522, che è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. L’App 1522 è disponibile su IOS e Android, consente alle donne di chattare con le operatrici. E' possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522.


Nel 2020, le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking (promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio) sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%).

Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019), ma soprattutto in occasione del 25 novembre.


Nel 2020, questo picco, sempre presente negli anni, è stato decisamente più importante dato che, nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate (+114,1% rispetto al 2019).


La violenza segnalata quando si chiama il 1522 è soprattutto fisica (47,9% dei casi), ma quasi tutte le donne hanno subito più di una forma di violenza e tra queste emerge quella psicologica (50,5%).


Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età (11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019) e delle donne con più di 55 anni (23,2% nel 2020; 18,9% nel 2019).


Riguardo agli autori, aumentano le violenze da parte dei familiari (18,5% nel 2020 contro il 12,6% nel 2019), mentre sono stabili le violenze dai partner attuali (57,1% nel 2020).


Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza (CAV), per l’8,6% la violenza ha avuto origine da situazioni legate alla pandemia (es. la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell’autore della violenza o della donna).


Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.


Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso. È qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. Salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari.


È previsto inoltre che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un’area separata dalla sala d'attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza.

Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione.


A tal fine nel 2020 il Ministero della Salute con l’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato ed esteso a tutti i Pronto Soccorso presenti sull’intero territorio nazionale il Programma di Formazione a distanza (FAD). L’iniziativa di formazione, il cui obiettivo è quello di favorire la piena divulgazione delle “Linee Guida Nazionali”, è stata realizzata tra il gennaio e il settembre 2020 e ha coinvolto 26.347 professionisti e 642 Pronto Soccorso di tutte le Regioni italiane. I risultati preliminari del Corso FAD evidenziano che gli operatori coinvolti sono rappresentati per il 51,8% da operatori dell’area infermieristica-ostetrica, per il 13,7% da medici, per il 4,5% da psicologici, per il 4% da professionisti non sanitari. Il programma di formazione era stato precedentemente sperimentato, in modalità blended, nell’ambito del progetto realizzato nel 2015-2017, mirato al rafforzamento delle reti territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e rivolto inizialmente a 636 operatori di 28 Pronto Soccorso in 4 Regioni (Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia).

Ritornando alla giornata del 25 novembre, proprio oggi, tante sono state le iniziative per questa giornata:


L’associazione “Non una di meno”sarà nelle piazze di molte città italiane, fisicamente e in streaming, con azioni, presidi e flashmob tutte al grido di “se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!"


L’idea a Milano è quella di creare una “zona fucsia”, che si prenda cura dei soggetti più fragili che rischiano di rimanere indietro, come donne, persone della comunità Lgbt+, migranti: ad esempio, con un reddito di autodeterminazione e di emergenza.


Per onorare il 25 novembre, in molte città italiane verranno posate nuove panchine rosse, il simbolo della lotta alla violenza di genere. A Palermo, in ogni quartiere della IV circoscrizione sarà dipinta di rosso una panchina per ricordare le donne vittime.


L’Università di Siena ne installerà due nei locali dell’Ateneo. Anche a Capalbio, ci sarà la posa di una panchina rossa. Nella sede della Rai di Roma, un fascio di luce rossa illuminerà la facciata del palazzo di viale Mazzini sulla quale sarà proiettata la scritta “Insieme contro la violenza sulle donne”, dalla sera del 24 alla mattina del 26 novembre. Le panchine rosse, già presenti in diverse sedi Rai, verranno posizionate all’interno delle scenografie di alcuni programmi tv e della visual radio.


Action Aid ha attivato una campagna di sensibilizzazione e sostegno alla causa.

Si chiama CALL4MARGHERITA e prende il nome dalla pizza che lo scorso agosto ha salvato una donna. Per salvarsi dal compagno violento, ha chiamato la polizia e ha finto di ordinare una pizza. L’agente ha compreso la richiesta di aiuto e l’uomo è stato arrestato.


Inoltre, prevista per il 25 novembre, la campagna di KIKO MilanoDona un sorriso alle donne vittime di violenza” sarà a sostegno dei progetti di Ai.Bi. Un'associazione che interviene a favore di donne e mamme in difficoltà attraverso le comunità mamme – bambino e le strutture di supporto alla famiglia presenti in tutta Italia.


Come partecipare? Acquistando i rossetti di KIKO Milano dal 18 al 25 novembre 2021, in tutti i negozi KIKO d’Italia e online, sarà possibile contribuire a finanziare l’apertura degli sportelli di ascolto psicologico per le donne seguite all’interno delle comunità mamma-bambino e dei Centri alla Famiglia Pan di Zucchero di Ai.Bi.


La campagna di comunicazione per dire no alla violenza sulle donne avrà come immagine simbolo un segno di rossetto tracciato sotto l’occhio con la speranza che proprio questo segno possa diventare un segnale per gli altri e fare in modo che il messaggio così condiviso non sia una semplice informazione, ma trasformazione del pensiero e degli animi.


L’iniziativa, che rientra nel programma di Corporate Social Responsability KIKO KARES di KIKO MILANO, fa parte nello specifico di KIKO Kontributes, il pilastro del piano di RSI del brand dedicato al benessere e alla salute delle persone che nel corso del 2021 ha visto l’avvio di numerosi altri progetti rivolti al sociale.


Oltre a dedicare ad Ai.Bi. la raccolta fondi Dona un sorriso alle donne vittime di violenza, KIKO ha voluto supportare le donne in difficoltà seguite dall’Associazione anche attraverso azioni mirate per il loro reinserimento nella società e nel mondo del lavoro.


Le donne accolte nelle comunità mamma-bambino o frequentanti i Centri Servizi alla Famiglia Pan di Zucchero di Ai.Bi. hanno avuto e avranno a disposizione:

- dei percorsi per migliorare la loro self confidence grazie a dei webinar con personale qualificato;

- delle lezioni di trucco per creare dei make up look che le facciano sentire più belle e sicure di sé,

- incontri di coaching per l’orientamento e l’inserimento al lavoro con esperti HR di KIKO,

- borse di studio per intraprendere dei percorsi di formazione professionale

- borse di lavoro per poter svolgere un periodo di tirocinio propedeutico all’inserimento lavorativo.


Il foundraising, inoltre, sarà ulteriormente supportato da due Temporary Shop chiamati Il Bello che fa Bene che proporranno alla vendita i prodotti del brand. (FONTE VOGUE)

Per far sì che tutto questo non accada più bisogna denunciare.


Purtroppo è difficile per molte donne denunciare: sono tante le donne che non denunciano gli uomini colpevoli della violenza, e preferiscono subire in silenzio lo sfregio, fino a mettere continuamente a repentaglio la propria vita. Anche per questo, per assistere, intervenire nell’emergenza, aiutare nel delicato passaggio di una denuncia, già negli anni Ottanta sono stati creati i Centri antiviolenza. Non sono luoghi della burocrazia assistenziale, o dello spreco del denaro pubblico che conosciamo in tanti gironi: sono postazioni di civiltà che vanno sostenute e supportate. E non possiamo affidarci sempre e soltanto alla generosità dei volontari, che oggi sono quelli che consentono a questi Centri di sopravvivere. Mentre tanti sono costretti a chiudere per mancanza di fondi.


Nonostante l’assurda situazione di precarietà nei Centri di violenza italiani vi passano oltre 14mila donne l’anno, e questo vi fa capire l’importanza decisiva di questi luoghi. Il Governo, il Parlamento, si diano una mossa e garantiscano, senza più andare a rincorrere le solite frasi fatte contro la violenza, la sopravvivenza e il rafforzamento dei Centri antiviolenza sulle donne. Questo serve. E allora sì che potremo dire di avere fatto qualcosa nella direzione indicata dallo slogan di una campagna di mobilitazione tutta da sostenere, non una di meno.

Infine oggi, vorrei parlarvi di un “accessorio” molto importante per noi donne, si chiama WinLet: è il nuovo dispositivo che permette di reagire istantaneamente in caso di aggressione o minacce sia all’aperto che in ambito domestico.


La violenza sulle donne in Italia è una realtà drammatica e ne sono purtroppo la prova i casi di cronaca di cui si legge e si sente quotidianamente. Ecco allora che anche la tecnologia viene messa al servizio delle donne e del loro diritto a vivere in libertà e sicurezza in ogni contesto e situazione quotidiana.


WinLet può essere indossato in ogni occasione, come bracciale, ciondolo o applicato alla borsa o al portachiavi. Il dispositivo è dotato di un bottone che, in situazioni di pericolo, attiva una potente sirena ad alta frequenza, in grado di emettere un suono superiore a 110 decibel, per dissuadere e mettere in fuga i potenziali aggressori e attirare l’attenzione di chiunque si trovi nelle vicinanze. È collegato poi con lo smartphone, grazie a un'apposita applicazione e, simultaneamente alla sirena, WinLet invia un messaggio di aiuto a dei contatti precedentemente selezionati, che ricevono così l’allarme e la posizione in tempo reale, e un secondo alert destinato alla centrale operativa WinLet, attiva ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette. In pochi secondi la persona in pericolo viene contattata e, in assenza di risposta, vengono automaticamente allertate le forze dell’ordine con tanto di invio della localizzazione.


WinLet è stato pensato proprio per tutte quelle donne che vogliono vivere veramente in libertà e autonomia, facendo quello che desiderano in ogni momento della giornata, senza dover temere per la loro incolumità.


Gli abbonati WinLet , in caso di violenza o tentata violenza subita, hanno diritto ad una prima assistenza legale e psicologica, da uno degli studi più importanti a livello nazionale, lo Studio Legale Di Nella. Lo Studio ha un obbiettivo ben preciso: offrire un’assistenza altamente specializzata e tutta al femminile che si arricchisce in continuazione di nuove presenze e competenze. Lo Studio ha sede principale in Milano e sedi a Bologna e Roma che le consentono di operare su tutto il territorio italiano.


Concludo dicendo che per fermare tutto ciò bisogna denunciare, anche se non è facile, denunciate per essere libere.


Come diceva Kofi Annan:

“La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace.”


Ricordate ragazze: Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.

Spero che questo articolo vi sia piaciuto e soprattutto spero che sia stato interessante per voi.


Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e se volete avere più info.


Un saluto,

al prossimo articolo,


Miriana.

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